Novella di Menico e Polissena

Novella appartenente a: I Diporti - Diporti 15

Rubrica

Menico, da una vecchia pregato di affermare sé essere marito di una sua figliuola, per riscuotere alcuni lasci, trova modo di giacersi malgrado della vecchia per una notte con la giovane, ancora che suo marito non fusse.

Incipit

Sì come voi sapete, di molti uomini al mondo si truovano che vivono così privi di cortesia, anzi di umanità, che, s’avessero l’imperio del mondo tutto che fusse loro, non sariano d’un sol pane amorevoli né cortesi a un poverello affamato […]

Explicit

Con tale astuzia Menico si godé la Polissena e seppe da galante uomo eccelentissimamente prevalersi della occasione che gli si appresentò innanti.

Bibliografia

Bibliografia critica
  • Paolo Getrevi, Dalla Toscana a Venezia: l'itinerario della sposa cucita, in Umanesimo e Rinascimento a Firenze e Venezia. Miscellanea di studi in onore di Vittore Branca, 3.2, Firenze, Olschki, 1983, pp. 619-639.
  • Marziano Guglielminetti, Devoti di città e furbi di campagna (in margine ad una novella del Firenzuola, del Grazzini, del Fortini e del Parabosco), in La cornice e il furto. Studi sulla novella del '500, Bologna, Zanichelli, 1984, pp. 69-78.
    Contributori: Marziano Guglielminetti

 

Narratore

Alvise Zorzi

Trama

A Venezia un vecchio gentiluomo ha condotto una vita votata all’usura e all’avarizia e in punto di morte, sperando di guadagnarsi il Paradiso, decide di lasciare 25 ducati a una vedova, amministratrice dei suoi possedimenti nell’entroterra, affinché possa garantire una dote alla figlia Polissena. La donna trova un buon partito per la ragazza, ma il pretendente, un giovane contadino, chiede con insistenza di avere la dote. La vedova, che vive nel Trevigiano, è dunque costretta a recarsi in città insieme alla figlia per riscuotere l’eredità dal fratello del gentiluomo defunto. Tuttavia, lungo la strada si rende conto di correre il rischio di perdere il denaro se non dimostrerà al gentiluomo l’esistenza dello sposo, per cui, imbattutasi in un giovane contadino diretto a sua volta a Venezia, gli chiede di fingersi suo genero. Il ragazzo, Menico, accetta poiché si è subito invaghito di Polissena. Quando il trio arriva a Venezia è ormai quasi notte, per cui il gentiluomo, molto più generoso del fratello, offre loro ospitalità fino all’indomani, quando darà loro il denaro pattuito. Menico approfitta allora dell’occasione: prede da parte l’uomo e gli chiede di aiutarlo, dicendo che la suocera non lo lascia giacere con Polissena; gli domanda al contempo di fingere di non sapere quanto gli ha rivelato, soprattutto di fronte alla vedova. Il gentiluomo accetta di aiutare Menico e fa preparare la camera per gli sposi, ordinando alla vedova di dormire con una delle sue serve. Alle obiezioni della donna ribatte che, se non farà come le ha detto, comincerà a sospettare un imbroglio e non le darà il denaro. La donna è costretta a tacere e raccomanda sia a Menico sia a Polissena di comportarsi bene. I due invece se la spassano. L’indomani, ottenuto il denaro, il trio riparte e, al momento di congedarsi da Menico, Polissena gli chiede in lacrime di andarla a trovare. Così sarà: il giovane abita infatti poco distante da dove va a vivere Polissena dopo il matrimonio.

Personaggi principali

vedova, Polissena (figlio), Menico (contadino), futuro marito di Polissena (contadino), gentiluomo veneziano defunto (gentiluomo), fratello del gentiluomo defunto (gentiluomo)

Ambientazione

Trevigiano (campagna), Venezia (città), casa del gentiluomo (casa), camera

Datazione dell'ambientazione

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Generi

novella comica

Prologo

Zorzi introduce la sua novella con un’invettiva contro i gentiluomini avari, che credono di conquistare in punto di morte il Paradiso grazie a piccole donazioni, dopo aver passato la vita intera a negare il giusto aiuto ai bisognosi.

Epilogo

Tutti lodano la novella.