Favola della Cassita
Novella appartenente a: Dodici giornate - Dodici giornate 3
Incipit
Esopo Frigio, compositor di favole, non senza cagione a tempi suoi, fu istimato sapientissimo, imperciocché tutto quello che egli conoscea utile, e necessario alla vita degli uomini, ed al governo delle loro famiglie lo avvisava, non severamente, né mordacemente all’usanza di alcuni filosofi antichi, ma con dolcezza, e gentilmente alcuni festevoli, e giocosi apologhi proponendo, sotto il velo de’ quali eran nascosti di molto alti, e dottrinati ammaestramenti, li quali tanto ben accomodando gli imprimeva nella mente degli uomini, che ad un istesso tempo dilettando insegnavali ed a vivere costumati, e parimente a governar se medesimi […]
Explicit
Cioè, che non debbiamo nelle cose a noi pertinenti, e necessarie mancar a noi medesimi, e questo con tutte le forze nostre, non aspettando, che alcun le faccia per noi, il che eziandio ci insegna Ennio nelle sue satire dicendo: “Fa, che questo argomento ti sia fisso nel capo: non aspettar l’amico a far li fatti tuoi, potendo senza strepito alcun farli tu stesso”.
Narratore
Paolo
Trama
Un’uccellina chiamata Cassita, come tutti quelli della sua specie, nidifica su un bel campo di frumento quando è quasi tempo di mietitura. Un giorno deve allontanarsi per cercare del cibo e raccomanda ai suoi piccoli di avvisarla se vedranno qualcosa di inusuale. Al suo ritorno questi avvertono terrorizzati la madre che il contadino ha incaricato il figlio di convocare tutti i suoi amici per l’indomani per mietere il campo. La madre tranquillizza i piccoli: se l’uomo aspetta l’aiuto degli amici, molto tempo passerà prima che il lavoro abbia inizio. L’uccella parte di nuovo alla ricerca di cibo, facendo la stessa raccomandazione ai figli. La scena si ripete: il contadino, sentendo che gli amici sono impegnati, chiede al figlio di convocare i parenti per il giorno successivo; gli uccellini avvertono la madre, che risponde come prima e riparte alla ricerca di cibo, lasciando i piccoli di vedetta. Al ritorno dell’uccella, i figli la avvisano che il contadino, abbandonato anche dai parenti, ha deciso di mietere da solo il suo campo l’indomani. La Cassita allora sposta i suoi piccoli in un luogo più sicuro, spiegando loro che la minaccia ora è concreta. Il giorno dopo infatti il lavoro di mietitura comincia.
Personaggi principali
Cassita (uccello), piccoli della Cassita (uccello), contadino, figlio
Ambientazione
campagna
Datazione dell'ambientazione
Passato remoto
Generi
esempio, favola
Prologo
Il Conte chiede a uno dei presenti di leggere da un libretto che porge loro una “lezione” e Paolo accetta l’incarico: spiega che Esopo era ritenuto un uomo molto sapiente, poiché sapeva dilettare e al contempo veicolare utili insegnamenti tramite i suoi “apologhi”. In particolare nella favola dell’uccellina Cassita ha dimostrato quanto sia vano fidarsi di amici e parenti e quanto sia meglio contare solo su se stessi.
Epilogo
La favola insegna che non bisogna confidare nelle vane promesse di amici e parenti e che bisogna fare da sé ciò che si può. La brigata loda “la moral favola della Cassita” e il modo adottato da Esopo per “ammaestrar le genti grosse”, ricorrendo a “invenzioni, e novelle”.
Autore: Silvan Cattaneo
Periodo di composizione/ data di pubblicazione: 1553 ca.
Luogo di produzione: Salò; Padova
Lingua: volgareTemi:
formazione, egoismo, amicizia, ingratitudine in amicizia, relazione genitori/figli, ingratitudine all'interno di rapporti di parentela
A cura di: Flavia Palma