Novella di Zambò
Novella appartenente a: Le piacevoli notti, libro primo - Piacevoli notti primo libro V 3
Rubrica
Bertoldo de Valsabbia ha tre figliuoli tutta tre gobbi e d'una stessa sembianza, uno de' quai è chiamato Zambon, e va per lo mondo cercando sua ventura e capita a Roma, e indi vien morto e gittato nel Tebro con duo suoi fratelli.
Incipit
Durum est, piasevoi madonni e graziosa Signora, a' torni a di', durum est contra stimulum calcitrare, che vè a di' che l'è trop dura cosa un calz d'un asenel, ma assé piü dur un calz d'un caval, e per quest, se la fortuna ha volut ch'a' branchi tal imprisa da rasoná, pacenza, a'.ll'è lu meig ubidí ché santificá che l'ostinaziò vè da mala part e se no, i ostinadi va' a ca' dol diavol.
Explicit
E madonna Felicetta, intenduda la novella, alla fo grandemente allegra e contenta ch'a' l'era uscida de tanti travai e retornada nella so libertá com'all'era per innanz.
Narratore
Antonio Molino
Trama
Tre fratelli di Valsabbia vivono in povertà a causa della carestia. Il maggiore, Zambò, parte in cerca di fortuna. Dopo qualche esperienza fallimentare arriva a Venezia, dove si impiega come barcarolo, e poi a Chioggia dove lavora con un erbaiolo. Incaricato dal padrone di portare dei fichi a un amico, nel viaggio Zambò ne mangia due e quando arriva dall'amico mangia anche il terzo. Licenziato, va a Roma dove decide di comportarsi bene. Si impiega in una bottega e si mostra bravo nel suo lavoro. Alla morte del padrone la padrona lo sposa. Zambo però la maltratta. Durante un'assenza di lui, arrivano i fratelli di Zambo, che la moglie accoglie contravvenendo al divieto di lui. Zambò torna all'improvviso e la moglie fa nascondere i fratelli. Quando li libera li trova morti. Chiama il becchino e gli fa portare via uno dei due corpi; al ritorno gli fa credere che il morto sia ancora lì, ingannandolo grazie alla somiglianza dei fratelli. Il becchino porta via il secondo e al ritorno vede Zambo e crede sia lo stesso corpo che ha appena portato via; gli dà un colpo e lo getta nel Tevere, dove aveva gettato già i due fratelli.
Personaggi principali
Zambò (fratello), Bertaz, Santì (fratello), Felicetta (moglie), becchino, Ambros dal Mul (padrone)
Ambientazione
Valsabbia (Bergamo) (villaggio), Roma (città), Tevere (fiume), Venezia (città), Chioggia (città), bottega
Datazione dell'ambientazione
Passato prossimo
Generi
novella comica
Prologo
Tocca a Lauretta raccontare, ma la Signora chiede che il Molino racconti una novella in dialetto bergamasco. Il Molino si schermisce, poi racconta.
Epilogo
La Signora chiede a Antonio Molino di proporre anche l'enigma in bergamasco.
L'enigma del Molino:
Al vè lu fò di li so tombi scuri,
ossi de mort dapò la terza e sesta,
e mostra con i segni le venturi
denter di casi con fuog e tempesta;
a's' muove con biastemi crudi e duri
la zent avara che de fà ben resta;
barba de carem ven po e becco d'os,
e dis col cant ch'a's' faci d'occa u fos.
Il Molino è pregato di spiegare l'enigma in bergamasco. Spiega che è il gioco del tavoliere. Tutta la compagnia ride.
Sezioni poetiche
| Forma incipit | Metrica | Note |
|---|---|---|
| Al vè lu fò di li so tombi scuri, | ottava | ABABABCC |
Autore: Giovan Francesco Straparola da Caravaggio
DBI: Pirovano D., "Straparola, Giovanni Francesco", vol. 94 (2019)
Periodo di composizione/ data di pubblicazione: 1551
Luogo di produzione: Venezia
Lingua: volgareTemi:
arricchimento, arricchimento attivo, fortuna, punizione, cattiva fortuna, pigrizia, stupidità, cupidigia, gelosia, invidia, relazione gerarchica signore/sottoposto, relazione fratello/sorella, ingratitudine all'interno di rapporti di parentela, ingratitudine in amore, matrimonio
A cura di: Sandra Carapezza