Novella di messer Francesco
Raccolta - Novella spicciolata di Giovanni Guidiccioni
Dedicatario
“signor […] valorosissimo”
Rubrica
Messer Francesco godendo una donna in Padova, si parte: ella si dona in assenzia a un amico di messer Francesco, il qual tornato e scoperto la cosa, ammazza l’amico: la donna lo perseguita, ed egli si fugge.
Incipit
Ogn’ora ch’io vado, Signor mio valorosissimo, con gli occhi della mente ben riguardando quanto per nobiltà di animo, per virtù d’ingegno e per eccellenza di costumi da tutti gli altri diviso siate, di tanto più fervente desiderio mi accendo a dover procacciarmi lode per esser caro a voi; il quale […] m’avete sempre amato, lodato e in somma a tutti quelli onori alzato, che per voi si è potuto più grandi.
Explicit
Dove tra la paura ed i disagi, dopo corta vita si crede, ch’egli morisse, come che molti affermano che della beffa accortosi, per mezzo di un suo parente scolar li ne rese ottimo merito.
Bibliografia
- Giovanni Guidiccioni, Novella di M. Giovan Guidiccione vescovo di Fossombrone, Bologna, [Bonardo?], 1547.
- Giambattista Salinari, Novelle del Cinquecento, Torino, UTET, 1976, pp. 247-266.
- Francesco Zambrini, Tre novelle rarissime del secolo XVI, Bologna, Romagnoli, 1867.
Note: La prima è la novella di Guidiccioni
Narratore
Giovanni Guidiccioni
Trama
A Padova vive una giovane gentildonna molto bella e sposata, della quale si innamora uno scolare bresciano di nome Francesco, in città per studiare filosofia. La donna non tarda a ricambiare i sentimenti del bel corteggiatore. Quando il marito se ne va a Venezia per affari, la giovane dà inizio alla sua relazione con Francesco. La storia clandestina prosegue finché un giorno il padre di Francesco, anziano e malato gravemente, chiede al figlio di tornare a Brescia per dargli l’ultimo saluto. Lo scolare non vorrebbe andarsene, perché è molto innamorato, ma, vergognandosi del suo stesso desiderio di ignorare il padre, decide di partire, ripromettendosi di stare lontano da Padova per poco tempo. La notte seguente saluta l’amata tra le lacrime. Partito Francesco, un suo compagno di studi, il senese Giomo, a conoscenza della relazione dell’amico con la gentildonna, decide di farsi avanti. Dopo due giorni, si reca di notte alla finestra della giovane fingendo di avere qualcosa di importante da dirle e chiedendole per questo di farlo entrare nella sua camera. Pur rifiutando la richiesta e allontanando Giomo, la giovane inizia a riflettere sulle sue possibilità e decide alla fine che le conviene iniziare una relazione con il senese. I due divengono così amanti. Nel frattempo il padre di Francesco muore e il giovane torna a Padova, dove scopre che la sua amata non vuole più saperne di lui. Intenzionato a non arrendersi, ricorre all’aiuto di Bartolomeo, un venditore di berrette che abita accanto alla sua amata: senza che Giomo e la giovane se accorgano, in una decina di giorni stringe con lui amicizia e gli rivela la sua storia. Gli chiede poi di consentigli una sera di scavalcare il muro di cinta che separa la sua casa da quella della gentildonna, affinché egli possa entrare nella sua camera senza essere visto. Bartolomeo accetta e la sera seguente il piano viene messo in atto: mentre la donna cena, Francesco si nasconde nella sua camera sotto il letto, in attesa del momento in cui lei si coricherà. Quella notte però la giovane ha dato appuntamento a Giomo e, quando questi entra nella stanza, abbracciandola e baciandola, Francesco viene travolto dalla gelosia ed è sul punto di morire dal dolore. Riesce però a controllarsi e giura vendetta, anche perché sente gli amanti ingiuriarlo: quando Giomo se ne fa e la donna si addormenta, esce dalla camera e torna a casa. L’indomani va a ringraziare Bartolomeo, dicendogli di avere ottenuto ciò che desiderava. Incontra poi Giomo, con il quale finge abilmente, per poi ucciderlo. A questo punto si impegna a ottenere di nuovo le attenzioni della gentildonna ricorrendo all’astuzia. Vestitosi in maniera tale da poter essere scambiato per l’amico, si reca quella notte stessa dalla donna, con la quale giace al buio. Quando poi, alla luce delle lanterne, la donna scopre la vera identità dell’amante, è vinta dalla vergogna. Francesco le dice che è stato proprio Giomo a mandarlo, perché le ha preferito un’altra donna. La giovane, pur credendo alle parole di Francesco, rifiuta con forza di tornare con lui. Colto dall’angoscia, il bresciano cade a terra all’improvviso, privo di sensi. La giovane lo crede morto e lo cala dalla finestra della sua camera in una via isolata, per poi trascinarlo di peso verso la sua abitazione. A quel movimento Francesco riprende conoscenza e la donna, ancora più spaventata, fugge. Egli torna così con le sue gambe a casa. L’indomani tutti gli scolari sono stupiti per la morte di Giomo, ma nessuno scopre la verità sull’omicidio e il giovane viene seppellito. Solo la gentildonna capisce che il responsabile è Francesco e, temendo per sé, ricorre all’aiuto di una vecchia, un tempo serva della madre, che ha un fratello che lavora come sergente del podestà. Chiede dunque al sergente di andare da Francesco a dirgli che deve presentarsi davanti al podestà in persona. L’uomo esegue e terrorizza il bresciano al punto tale da fargli lasciare Padova in tutta fretta. Alcuni credono che Francesco, tornato a Brescia, abbia vissuto poi una vita breve e disagiata, mentre altri sostengono che, accortosi dell’inganno, si sia vendicato con l’aiuto di un parente scolare.
Personaggi principali
Francesco (studente), gentildonna, marito della gentildonna (marito), Giomo (studente), Bartolomeo (vicino), sergente del podestà (guardia)
Ambientazione
Padova (città), casa della gentildonna (casa), camera della gentildonna (camera), strada, casa di Bartolomeo (casa)
Datazione dell'ambientazione
Passato prossimo
Generi
novella tragica
Prologo
In nome dell’affetto sempre dimostratogli dal suo patrono, Guidiccioni gli consacra una sua novella dedicata a “certi casi amorosi”; essa narrerà quanto accaduto a un senese che non è stato in grado di agire ponderatamente. La triste fine del personaggio rappresenta inoltre la giusta punizione che dovrebbero subire tutti coloro che tradiscono il sacro legame dell’amicizia.
Struttura
La novella è introdotta da una rubrica e da un breve prologo, che funge da dedica al patrono di Guidiccioni, di cui non viene però fatto il nome (l’autore gli si rivolge come al suo “signor […] valorosissimo”).
Note
Paternità: Nel "Dizionario Biografico degli Italiani" si segnala che sono stati sollevati dei dubbi sulla paternità della novella.
Autore: Giovanni Guidiccioni
DBI: Mammana S., "Guidiccioni, Giovanni", vol. 61 (2004)
Periodo di composizione/ data di pubblicazione: 1500 - 1541
Luogo di produzione: Roma
Lingua: volgareTemi:
conflitti uomo/donna, travestimento, conflitto fisico, conflitto fisico individuale, vendetta, punizione, omicidio, evento fittizio, crudeltà, ira, egoismo, gelosia, lussuria, astuzia, coraggio, amicizia, amicizia maschile, tradimento in amicizia, amore, eros, infedeltà in amore
A cura di: Flavia Palma