Historia trium amantium

Spicciolata - Novella spicciolata dei tre amanti

Dedicatario

Falconius

    Rubrica

    HISTORIA TRIUM AMA(N)TIUM

    Incipit

    Cum sepe mecum, Falconi, egisses ut trium amantium historiam litteris ma(n)darem, feci hoc tua causa presertim libentius q(uo)d nihil fabulosum ut poete, nihil ve commentitium ut pleriq(ue) solent ad gratiam, sed rem proxime in Etruria gestam scripturus, et que varios ac pene innumerabiles ama(n)tium casus explicet.

    Explicit

    Eos ig(itu)r habuera triu(m) ama(n)tium exitus amores.

    Manoscritti

    • BAV, Ott. Lat. 2853, cc. 153v-163v

    Bibliografia

    Edizioni di riferimento
    • Gilbert Tournoy, HISTORIA TRIUM AMANTIUM: Une contribution à l'étude de nouvelle latine au QUATTROCENTO, in «Humanistica Lovaniensia», XVII, 1968, pp. 53-82.
    Bibliografia critica
    • Gabriella Albanese, Da Petrarca a Piccolomini: codificazione della novella umanistica, in Favole parabole istorie. Le forme della scrittura novellistica dal Medioevo al Rinascimento. Atti del Convegno di Pisa 26-28 ottobre 1998, Roma, Salerno, 2000, pp. 257-308.
      Contributori: Gabriella Albanese (curatore), Lucia Battaglia Ricci (curatore), Rossella Bessi (curatore)

     

    Narratore

    anonimo

    Trama

    La fanciulla Pieria, il cui nome originario era Elena, si innamora inizialmente di un giovane pistoiese, Giannozzo, che però non è ritenuto un candidato adatto per il matrimonio da parte dei genitori di lei, perché non è di famiglia abbastanza facoltosa. I due innamorati fuggono fra le montagne, dove per venti giorni si amano liberamente, finché giunti a Lucca la giovane si innamora improvvisamente di un altro ragazzo appena incontrato, Lucchesino, il quale contribuisce all’esilio di Giannozzo. Abbandonato il precedente compagno al suo destino, Pieria gode del nuovo amante finché non è quest’ultimo a lasciarla, per sposarsi con una giovane rispettabile. Disperata, la fanciulla attraversa gli Appennini fra mille intemperie, fino a giungere a Ferrara. Qui incontra Filodoro, un giovane nobile che già la amava da tempo senza averla vista, secondo il topos dell’amore per fama. I due cedono ai piaceri fino a quando i genitori di Filodoro pregano il figlio di non mandare la sua vita in rovina per un’«impudica mulier». Il giovane allora allontana Pieria a Venezia; in un momento di pentimento, la richiama a sé, ma alla fine la ripudia definitivamente. La fanciulla viene alla fine data in sposa ad un uomo qualsiasi, e lì si concludono tristemente le sue avventure amorose.

    Personaggi principali

    Pieria (donna), Giannozzo (innamorato), (genitori di Pieria) (famiglia), Lucchesino (innamorato), (genitori di Lucchesino) (famiglia), (moglie di Lucchesino) (moglie), Filodoro (innamorato), (genitori di Filodoro) (famiglia)

    Ambientazione

    Pistoia (città), casa, monte, Lucca (città), Appennini (monte), Modena (città), Po (fiume), Ferrara (città), casa, Venezia (città), Francolino (villaggio)

    Datazione dell'ambientazione

    Passato prossimo

    Generi

    novella erotica, novella tragica

    Prologo

    L'autore racconterà una storia accaduta in Toscana recentemente, che sarà utile ai giovani per amare in modo più saggio.

    Struttura

    La novella è introdotta dalla rubrica e si apre con un'allocuzione al destinatario, un non meglio precisato Falconius, che da tempo invitava l'autore a mettere per iscritto questa storia: l'autore lo farà tanto più volentieri perché non si tratta di un'invenzione poetica, ma di un caso recente avvenuto in Toscana, che si presta a divenire un esempio in negativo per i giovani amanti. Segue, senza alcuno stacco, la narrazione prosimetrica.

    Sezioni poetiche

    Forma incipitMetricaNote
    linque virum infame(m), sceleratos linque penatesesametro4 versi in cui Giannozzo invita Pieria ad abbandonare la sua casa e un eventuale marito inadeguato, seguendolo per godere insieme i frutti del loro amore (cfr. Virgilio, «Eneide» IX, v. 796 (varia lectio); Draconzio, «Orestes», v. 609; Ligdamo, «Corpus Tibullianum» III 3, v. 7).
    Ah, crudele genus, nec fidum femina nome(n)distico elegiaco2 distici in cui Giannozzo, citando poeti elegiaci (cfr. Ligdamo, «Corpus Tibullianum» III 4, vv. 61-62; Properzio, «Elegiae» II 9, vv. 31-32), lamenta il carattere ingannevole delle donne. A r. 21, «nobis» andrebbe emendato in «vobis» per restituire il senso del testo.
    Dure nimis: quae te cepere oblivia n(ost)ridistico elegiaco8 distici in cui Pieria rimpiange di aver abbandonato il suo primo amante per seguire le inaffidabili promesse del secondo, che ora la lascia crudelmente dopo aver falsamente giurato che non lo avrebbe mai fatto, portandola alla morte (cfr. Ovidio, «Tristia» I, v. 8; «Heroides» X, v. 144; «Heroides» VI, v. 41; «Fasti» III, v. 485; Virgilio, «Eneide» I, v. 352; Tibullo, «Elegiae» I 2, v. 81; Ligdamo, «Corpus Tibullianum» III 4, v. 16).
    Ah, nimum faciles aurem prebere puellaedistico elegiaco1 distico citato, con poche varianti, da Properzio (cfr. Properzio, «Elegiae» II 21, vv. 15-16), in cui Pieria esorta le fanciulle a non fidarsi troppo facilmente.
    Ah, pereat quicu(m)q(ue) meos seduxit amoresdistico elegiacoElegia di 13 distici scritta da Filodoro dopo l'allontanamento di Pieria (Properzio, «Elegiae» I 17, v. 13; II 33, v. 27; II 15, v. 23; II 28, v. 42; Virgilio, «Eneide» VI, v. 863 (varia lectio); VI, v. 323; Massimiano, «Elegiae» II, v. 14 (varia lectio); Cipriano Gallo, «Liber Geneseos», v. 1204; Ovidio, «Metamorfosi» III, v. 631; III, v. 285; XIII, v. 216; «Heroides» X, v. 34; XII, v. 36; «Epistulae ex Ponto» II 4, vv. 7-8; I 9, vv. 7-8; «Tristia» III 12, v. 25; «Amores» III 14, v. 46).

    Autore: Anonimo

    Periodo di composizione/ data di pubblicazione: XV sec.

    Luogo di produzione: Area tosco-emiliana?

    Lingua: latino

    Temi:

    conflitti uomo/donna, lussuria, corteggiamento, eros, infedeltà in amore, tradimento in amore

    A cura di: Giulia Depoli