Novella di Falananna

Novella appartenente a: Le Cene - Cene II 2

Rubrica

Mariotto, tessitore camaldolese detto Falananna, avendo voglia grandissima di morire, è servito dalla moglie e dal Berna amante di lei; e credendosi veramente esser morto, ne va alla fossa: intanto sentendosi dire villania si rizza; e quelli che lo portano, impauriti, lasciano andar la bara in terra: onde egli, fuggendosi, per nuovo e strano accidente casca in Arno e arde, e la moglie piglia il Berna per marito.

Incipit

La peste del quarantaotto, la morìa de’ Bianchi, cioè, credo certamente che ugnun di voi abbia sentito ricordare, quella che con tanta facondia ed eleganza scrive nel principio del suo Decamerone il dignissimo messer Giovanni Boccaccio, più maravigliosa e più celebrata e di più spavento piena per lo esser da così grand’uomo con sì mirabil arte stata raccontata, che per la mortalità e per lo danno, ancorché grandissimo, che gli abitatori de i nostri paesi in quei tempi ne ricevessero, da non compararse in alcun modo alla nostra del ventisette […]

Explicit

Il che sendosi di poi messo in proverbio, è durato per infino a i tempi nostri; onde ancora a certo proposito si dice: "Cascò in Arno e arse".

 

Narratore

Florido

Trama

Il racconto comincia con il racconto della peste del 1358, e, di conseguenza, con notizie sull’epidemia del 1527, definita assai più brutale di quella del passato. La storia raccontata avviene dopo la fine di quella pestilenza. Un tessitore di lana ha un figlio sciocco, che tale rimane nonostante i suoi tentativi di dargli un’istruzione. Viena chiamato Falananna per la sua abitudine a usare il linguaggio infantile. Il padre muore prima di avere provveduto a fare sposare questo figlio sciocco, il quale si trova quindi erede di un grande patrimonio e ambito da molte famiglie della città. Sposa una giovane, di nome Mante, che va con la madre Antonia a vivere con lui. La donna, insoddisfatta dal marito, prende come amante un tale di nome Berna. Con la complicità della madre di lei, il Berna la notte nello stesso letto di Falananna si gode la moglie. La madre motiva i gemiti della famiglia come spasimi di dolore e dice di essere lei a cavalcioni sulla donna per farle dei massaggi che leniscano il dolore. Falananna crede a questa storia. Un giorno Falananna ascolta un predicatore alla chiesa di Santo Spirito, che disprezza la vita terrena e proclama la beatitudine raggiungibile con la morte. Da quel momento Falananna desidera morire e non fa che parlare di questo alla moglie, tormentandola. La donna ordisce un piano con l’amante per liberarsi del marito: gli fa credere di avere conosciuto un santo frate che può farlo facilmente morire; gli fa fare testamento in suo favore e dà a intendere ai vicini che Falananna è molto malato. Arriva il Berna in veste di frate, che invita Falananna a stare sempre zitto e immobile se vuole morire. Falananna lo fa. La moglie lo piange per morto e viene organizzato perciò il funerale. Falananna è vestito e coperto da un lenzuolo e viene visitato dai parenti. Quando arrivano gli uomini incaricati di condurlo al sepolcro lo trovano maleodorante e sporco perché nel frattempo ha dovuto liberare il ventre. Mentre il corteo funebre passa per le vie, un uomo a voce alta maledice il morto, che non ha saldato un debito con lui. A questo punto Falananna, che era stato immobile fino a allora, si mette a sedere e risponde con veemenza al creditore. Tutti fuggono spaventati pensando a una magia o a qualcosa di diabolico. I portatori lo prendono a bastonate; egli scappa e viene rincorso dai ragazzini che gli lanciano pietre. Per mettersi in salvo capita su un ponte, che è ostruito da un carro. Tentando di passare sulle sponde, cade in acqua. In quel momento nell’Arno un fiammingo sta mostrando un esperimento: ha versato nel fiume un olio infiammabile, sicché l’acqua sembra prendere fuoco. Falananna capita proprio in mezzo alle fiamme e nessuno riesce a spegnerle, fino all’arrivo del fiammingo, che capita però troppo tardi. Infine quindi egli è arso cadendo in Arno. La moglie, il Berna e la suocera se ne rallegrano.

Personaggi principali

Mariotto (Falananna) (fiorentino), Mante (moglie), Berna (amante), Antonia (madre), frate, flamand

Ambientazione

Firenze (città), Arno (fiume), Santo Spirito (chiesa), della Carraia (Bridge)

Datazione dell'ambientazione

1527 - Datata

Generi

novella comica

Prologo

La brigata ha molto apprezzato la novella precedente. Prende parola Florido, protestando di non poter uguagliare chi lo ha preceduto. Promette di raccontare una storia faceta.

Autore: Antonfrancesco Grazzini Lasca

DBI: Pignatti F., "Grazzini, Antonfrancesco", vol. 59 (2002)

Periodo di composizione/ data di pubblicazione:

Luogo di produzione: Firenze

Lingua: volgare

Temi:

conflitti uomo/donna, beffa, cattiva fortuna, magia, peste, stupidità, testardaggine, lussuria, eros, infedeltà in amore, matrimonio

A cura di: Sandra Carapezza