Novella di Bonifazio Uberti

Novella appartenente a: Il Paradiso degli Alberti - Paradiso 9

Incipit

Fatto che ebbe infiniti giuochi, ciascheduno [...] si puose a ssedere, parendo loro che anzi la cena qualche novella utile e piacevole dire si dovesse.

Explicit

[...] commendando alle stelle ciascuna.

Manoscritti

  • BRF, 1280

 

Narratore

Francesco Landini

Trama

Il giovane ghibellino fiorentino Bonifazio Uberti, cacciato da Firenze a seguito della vittoria di Carlo d'Angiò su Manfredi, raggiunge Palermo, dove s'accompagna con un suo parente, lo speziale Lionardo. Qui Bonifazio s'innamora di una ragazza sposata, Tancia Tagliavia, sotto la cui finestra, una notte, intona versi e dolci melodie con il liuto. In tale frangente, Bonifazio viene udito da re Piero, che, ammirato e incuriosito, incarica un musico, Benuccio d'Arezzo di scoprire chi sia a suonare. Bonifazio e il suonatore si rispondono in musica. Il fiorentino si qualifica come un innamorato, senza che però venga rivelata la sua identità. Spetta successivamente a un cameriere informarsi e comunicarla al re, che convoca dunque Bonifazio, con Lionardo, al suo cospetto. Con questo incontro Bonifazio entra nelle grazie del sovrano, dal quale gli vengono affidati numerosi incarichi. Il giovane suscita tuttavia l'invidia e l'odio di un cugino del re, suo coetaneo, Alfonso. In seguito a una missione presso Trapani nella quale ha avuto occasione di uccellare, Bonifazio, per intercessione del re, entra in possesso di un portentoso sparviero. Alfonso, desideroso di averlo, incarica un amico comune, Giovanni Picolini, di chiederlo in prestito a Bonifazio. Il fiorentino accetta di buon grado di prestarlo a Giovanni, a patto che non lo ceda ad altri. Così l'amico preferisce non fare un torto a Bonifazio e rinunciare. Una volta che lo comunica ad Alfonso, questi aggredisce Bonifazio, ferendolo. L'evento ha per conseguenza che Alfonso cada in disgrazia presso il sovrano, mentre Bonifazio sia sempre più benvoluto a corte. In capo a un anno, alcuni baroni riescono comunque a riabilitare il cugino agli occhi del re. Tempo dopo, viene organizzata una battuta di caccia, cui Alfonso non può partecipare. Bonifazio ne approfitta per vendicare l'onta subita. Si mostra al re e agli altri cacciatori in partenza, ma rientra invece a palazzo, dove attende nascosto Alfonso e lo uccide. Torna poi a unirsi al re, allontanando da sé ogni sospetto. A nulla vale l'alta taglia promessa da Piero a chi gli porti l'omicida. Passano alcuni mesi e Bonifazio si ammala. Pregando per la sua guarigione, fa voto di andare in pellegrinaggio in Terra Santa. Riavutosi, chiede e ottiene di partire dal re, che prima lo invita a confessarsi. Durante la confessione con un abate Bonifazio finisce per ammettere l'omicidio di Alfonso. Il religioso, mirando alla ricompensa, denuncia il giovane al re. L'abate, per aver violato il segreto confessionale, viene giudicato e condannato al rogo dall'arcivescovo, mentre Bonifazio è inevitabilmente messo a morte. La notizia giunge a Tancia, alla quale gli anni di onesta fedeltà amorosa del fiorentino non sono passati inosservati. La donna è impietosita per la sorte che spetta a Bonifazio al punto da restarne tramortita e destare la preoccupazione del marito, messer Lippo. Una volta messo al corrente della situazione, l'uomo concede a Tancia di rivolgersi alla regina per chiedere la salvezza di Bonifazio. La regina accetta di perorare la causa del giovane presso il re. Alle due donne si unisce inoltre Lisa, la moglie di Lionardo. Viene però convenuto che quest'ultima si rivolgerà al sovrano soltanto in seconda battuta, per migliorare le condizioni che le altre avranno prima strappato. Piero ascolta Tancia e salva la vita a Bonifazio, ordinando che sia accecato e rinchiuso al fondo di una torre. Interviene allora Lisa, alla quale il re, pur restio, accorda che il giovane non venga né menomato e né rinchiuso in una prigione terribile. E' a questo punto la regina stessa ad appellarsi al re per fare in modo che Bonifazio, benché non libero, venga assegnato come servitore a una delle tre donne, secondo la volontà del sovrano. Piero ingiunge che sarà il giovane stesso a scegliere di essere destinato a quella delle tre alla quale, secondo ragione, deve essere più grato. Se sbaglierà a indicarla verrà giustiziato. Su consiglio di Lisa le donne si accordano preventivamente per iscritto affinché l'opzione corretta sia da individuare in Tancia. Reso edotto di quanto accaduto dal conte Giacomo, Bonifazio, su suggerimento della regina, sceglie Tancia e viene graziato.

Personaggi principali

Bonifazio Uberti (giovane), Lionardo (speziale), Tancia Tagliavia (giovane), messer Lippo (marito), Piero (re), Benuccio d'Arezzo (musicista), cameriera, Alfonso (gentiluomo), Giovanni Picolini (amico), nobile, abate, vescovo, re-regina, Lisa (figlio), conte Iacomo (cortigiano)

Ambientazione

Palermo (città), Trapani (città)

Datazione dell'ambientazione

1266 ca. - 1285 - Epoca medievale

Prologo

Stabilito che si racconti una novella, la brigata incarica di farlo Francesco Landini, che non ha ancora raccontato.

Epilogo

Sollecitati dal narratore, gli ascoltatori s'interrogano sulla scelta di Bonifazio, chiedendosi a chi, tra Tancia, Lisa e la regina egli dovesse considerarsi maggiormente grato. Non trovando risposta, i membri della brigata le lodano tutte e tre.

Autore: Giovanni Gherardi da Prato

Periodo di composizione/ data di pubblicazione: 1425 - 1446? ca.

Luogo di produzione: Prato

Lingua: volgare

Temi:

conflitto fisico, vendetta, ferimento, omicidio, esilio, malattia, relazione gerarchica re/suddito, amore, corteggiamento

A cura di: Michel Cattaneo