Novella di Vitrio

Novella appartenente a: Vari componimenti - Vari componimenti, Novelle 4

Rubrica

In questa novella s’impara quanto dannosa cosa sia il non saper giustamente signoreggiare et appresso quanto giovevole sia l’ubbidire a’ precetti paterni.

Incipit

Manfredi, re di Navarra, […] fu di tanta crudeltà, che mai lieto non si vide s’egli non aveva le mani tinte di sangue umano; et ogni suo diletto era di far villania et oltraggio a chi più di cuore lo serviva et amava.

Explicit

Visse Vitrio lungamente e […] succedette nel regno dell’avolo, poi a quello del suocero e finalmente, morto che fu lo zio, fu coronato re di Navarra et ebbe molti figliuoli, tutti savi et ubbidienti.

 

Trama

La crudeltà di Manfredi, re di Navarra, è tale da scatenare una rivolta dei suoi sudditi. Il sovrano è costretto alla fuga e riesce a portare con sé il figlio Vitrio, che ha solo due anni. I ribelli si convincono che il re sia morto nell’incendio del palazzo ed eleggono al suo posto suo fratello, Aldromandino, che si dimostra un regnante giusto. Manfredi conduce una vita errabonda, finché non capita a Siena, dove è accolto, malato, allo spedale della Scala. Qui, in fin di vita, pentitosi del suo terribile comportamento, rivela al figlio la sua vera identità e gli chiede di tenere a mente quattro insegnamenti per non fare la sua stessa fine: non lasciare mai la vecchia via per la nuova; non avere relazioni con una donna che non sia la propria moglie; non sposare una donna prima di averla vista e di aver verificato che sia di nobiltà pari alla propria; non ferire mai nessuno se prima non si è estratta e rinfoderata la spada tre volte. I nobili senesi fanno seppellire Manfredi e incaricano gli ambasciatori cittadini di portare Vitrio dal nonno materno, Severo, re di Spagna, che accoglie e cresce con amore il nipote. Questi, all’età di sedici anni, sposa la figlia del re di Portogallo, Cillenia. Un giorno però si ammala e, per guarire, fa voto di visitare Roma e Gerusalemme. Ritrovata la salute, parte per il suo viaggio: giunge a Roma e salpa alla volta di Baruti (Beirut) per raggiungere Gerusalemme. Lungo la rotta, la sua nave è colpita da una tempesta e fa naufrago in Siria. Con alcuni compagni, uno dei quali parla l’arabo, riesce a salvarsi e a proseguire a piedi lungo la costa senza cibo né acqua. Lungo il cammino Vitrio e i suoi giungono a un bivio. Memore del primo degli insegnamenti paterni, il giovane sceglie la via più impervia, mentre alcuni dei suoi optano per quella più facile: il gruppo di Vitrio raggiunge incolume la città di Zaffo (Giaffa), mentre gli altri vengono uccisi dai predoni. Uno solo sopravvive e si riunisce a Vitrio a Zaffo, raccontandogli l’accaduto. Gli uomini riescono a raggiungere Gerusalemme e Vitrio può ritenere il suo voto compiuto. Sulla via del ritorno si ferma a Cipro e qui si ammala per un intero anno. Morti due sue fidati compagni, riparte poi per Nicosia, dove viene ospitato da re Troilo. Qui si innamora di lui una gentildonna, figlia di Teodoro, signore di Arzuffo, ma Vitrio, memore del secondo insegnamento paterno, rifiuta categoricamente la giovane, spingendola così a mutare il suo amore in odio. Fatti nascondere alcuni suoi gioielli nelle stanze di Vitrio, la donna lo accusa di furto e il giovane viene imprigionato per due anni, in seguito ai quali è condannato all’impiccagione. Vedendolo andare al patibolo, una giovane, cha aveva appena ereditato il patrimonio paterno, si impietosisce e si offre di pagare il suo rilascio se lui la sposerà. Ricordando il terzo insegnamento paterno, Vitrio chiede di vederla e di sapere chi è: gli viene spiegato che è la figlia del ricco mercante Pallioloro. Il giovane risponde allora che preferisce morire piuttosto che dare la corona di Navarra a una mercantessa. Un cavaliere, che ha condotto Vitrio al patibolo, sente le sue parole e blocca l’esecuzione, portando il prigioniero dal re. Il giovane racconta al sovrano la sua storia e questi fa quindi imprigionare l’accusatrice e assolve Vitrio, per poi fornirgli una barca con cui egli riesce a tornare in Spagna, riflettendo sul valore degli insegnamenti paterni. Il gentiluomo giunge alla corte di Spagna di notte e va nelle camere della moglie, che vede abbracciata a un bambino con un cappello. Nella penombra, il gentiluomo lo scambia per l’amante della donna e sta per ucciderli entrambi quando gli viene in mente il quarto insegnamento del padre. Mentre estrae e rinfodera la spada per tre volte, il figlio lo vede e avvisa la madre della presenza di un estraneo. La donna tranquillizza il bambino e gli spiega che nessun uomo è più entrato nelle sue stanze da quando suo padre Vitrio se n’è andato lasciandola incinta. A quelle parole, Vitrio si rende conto della verità e benedice gli insegnamenti paterni, riabbracciando moglie e figlio, che lo accolgono felici. L’indomani il re di Spagna organizza grandi festeggiamenti in suo onore. Vitrio vivrà a lungo, ereditando il regno del nonno, del suocero e del padre e divenendo padre di molti figli saggi.

Personaggi principali

Manfredi, re di Navarra (padre), Vitrio (gentiluomo), Severo, re di Spagna (re), re di Portogallo (re), Aldromandino, re di Navarra (re), Cillenia (moglie), compagni di viaggio di Vitrio (uomo), figlia di Teodoro, signore di Arzuffo (gentildonna), figlia del mercante Pallioloro (mercante), figlio di Vitrio (figlio)

Ambientazione

Navarra (regno), Siena (città), Spagna (regno), Roma (città), Siria (nazione), Zaffo [Giaffa] (città), Nicosia (città), camera della regina in Spagna (camera)

Datazione dell'ambientazione

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Generi

esempio, novella a lieto fine