Novella del Grasso legnaiuolo
Spicciolata - Novella spicciolata di Antonio di Tuccio Manetti
Incipit
La città di Firenze ha avuto uomini molto sollazzevoli e piacenti ne' tempia dietro, e massime l'età passata, nella quale accadde nello anno 1409 che, così come per lo dietro erano usati, ritrovandosi una domenica sera a cena insieme certa brigata e compagnia di più uomini da bene, così di reggimento come maestri d'alcune arti miste e d'ingegno, quasi sono dipintori, orefici, scultori e legnaioli e simili artefici, in casa di Tomaso Pecori, uomo molto da bene e solazzevole e d'intelletto, presso del quale egli erano perché di loro pigliava piacere grandissimo, e avendo cenato lietamente, e sedendosi al fuoco, perché era di verno, quando in disparte e quando tutti insieme quivi di varie e piacevoli cose ragionando, conferivano intra loro la maggiore parte de l'arte e professione sua.
Explicit
E ha forse fatto bene, ch'ella è stata cagione che la non si sia interamente perduta. A Dio sia grazia. Amen.
Manoscritti
- BNF, II. II. 326
Note: Si tratta di una copia del testimone autografo vd. De Robertis-Tanturli 1976: 137. - BNF, II. III. 325 (Magl. VIII. 1401), cc. 281-295.
Note: Si tratta di un ms. autografo di Antonio Manetti vd. De Robertis-Tanturli 1976: 135.
Bibliografia
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Contributori: Lucia Battaglia Ricci (curatore), Giocahino Chiarini (curatore)
Narratore
Antonio di Tuccio Manetti
Trama
Nel 1409, durante un convito serale di una brillante brigata fiorentina adunatasi in casa di Tomaso Pecori, Filippo Brunelleschi decide di pianificare un’articolatissima beffa ai danni di uno dei partecipanti, Manetto Ammanatini, maestro di legname di circa ventotto anni, detto il Grasso, colpevole di risultare assente al convito «per qualche sua bizzaria». Per vendicarsi dello smacco, Il celebre architetto,complici vari aiutanti, fa credere al Grasso di avere assunto un’altra identità, quella di un certo Matteo Mannini. Recatosi presso la sua bottega poco prima dell’ora di chiusura, Filippo fa riportare da un fanciullo assoldato appositamente il falso annuncio della malattia della madre. Preoccupato, il Grasso propone all’amico di accompagnarlo ma quest’ultimo gli chiede invece di rimanere e di aspettare in bottega cosicché possa mandarlo a chiamare qualora avesse bisogno d’aiuto. Dopo avere atteso, Manetto si reca a casa propria che trova però serrata. Filippo — che è a conoscenza di un soggiorno temporaneo della madre di Manetto a Polverosa, dove la donna è solita recarsi il bucato — si è infatti intromesso nell’abitazione dell’amico e inscena assieme a un compare una conversazione tra il Grasso e la madre. Incredulo, il Grasso tenta così di entrare in casa ma viene allontanato da chi, spacciandosi per lui dall’interno dell'abitazione, lo indica col nome di Matteo. L’incredulità del Grasso aumenta vertiginosamente quando non viene riconosciuto nemmeno da Donatello (anch’egli membro della brigata) che, avvistatolo in piazza San Giovanni, gli si rivolge nuovamente appellandolo col nome di Matteo. Inoltre, come scopre subito dopo Manetto, Matteo è ricercato per debiti tanto da finire imprigionato alla Mercanzia, nella persona, ovviamente, del Grasso. La beffa procede col mancato riconoscimento, non soltanto da parte dei prigionieri e del notaio, ma anche da parte di Filippo Rucellai. Il caso vuole che durante il fermo, il Grasso, riconosciuto come Matteo dagli astanti, incontri un giudice, non menzionato per troppa fama, il quale, ascoltato lo strano caso e sempre più sicuro che si tratti di una beffa, lo convince che si tratta di un raro ma possibile scambio di personalità. A seguito del finto riscatto a carico dei due fratelli di Matteo, il Grasso viene condotto dai due in casa loro. Qui, persino il parroco, convocato dai due fratelli ma tenuto all'oscuro dell’inganno, invita Matteo-Manetto a smettere di rivendicare un’altra identità. Drogato da Brunelleschi con dell’oppio fattogli assumere furtivamente a cena dai due fratelli, il Grasso si addormenta profondamente per poi risvegliarsi il giorno successivo, nella sua casa originaria. Uscito di casa, il Grasso si reca presso la sua bottega dove incontra i due fratelli che gli chiedono di Matteo, che dal giorno prima sostiene di essere il Grasso. Rinfrancato di essere il vero Grasso, Manetto si reca presso Santa Maria del Fiore dove incontra Donatello e Brunelleschi. Quest’ultimo gli racconta della straordinaria vicenda di Matteo Mannini che, arrestato e imprigionato il giorno prima alla Mercanzia, ha sostenuto di essere il Grasso. Sopraggiunge anche il vero Matteo che, complice della burla, racconta di essersi trovato fuori città ma di aver dormito a lungo e di aver sognato di essere il Grasso. Desideroso di ricevere conferma dalla madre, il Grasso si accommiata e scopre, poiché la madre è ancora fuori città, l’inganno. Coperto di ridicolo, Manetto decide così di seguire l’esempio del maestro Pellegrino delle Tarsie, ovvero di raggiungere Pippo Spano [Filippo Scolari], capitano dell’esercito del figlio del re di Boemia, a Bologna per poi trasferirsi con lui in Ungheria dove riesce a fare fortuna.
Personaggi principali
Filippo di ser Brunellesco [Filippo Brunelleschi] (membro della brigata), Tomaso Pecori [Tommaso di Iacopo di Dino di Giovanni de' Pecori] (membro della brigata), Manetto [Manetto di Iacopo Ammannatini] (membro della brigata), Matteo [Matteo Mannini] (cittadino), Giovanni di Messer Francesco Rucellai (membro della brigata), [Giovanni Gherardi da Prato] (giudice), c (membro della brigata), maestro Pellegrino delle Tarsie (artigiano), Filippo Spano [Filippo Scolari] (capitano), Gismondo [Sigismondo di Lussemburgo] (principe), notaio, fratello, prigioniero, prete, compare-comare, madre, madre
Ambientazione
Firenze (città), Firenze (bottega), Firenze (chiesa), Firenze (casa), Polverosa (campagna), Firenze (prigione), Firenze (chiesa), Firenze (convento), Firenze (palazzo), Bologna (città), Firenze (città), Ungheria (nazione), Firenze (città), Firenze (città)
Datazione dell'ambientazione
1409 - ---
Generi
cronaca, novella comica
Epilogo
La burla, divenuta celebre, come sottolinea l'autore, è narrata più volte fino ad essere trascritta in varie occasioni: tra le redazioni si citano quelle di Antonio Gamberetti (il Rossellino), Michelozzo, Andreina da San Gimignano, Giovanni Guidi, Feo Belcari, Luca della Robbia, Antonio di Migliore Guidotti e da Domenico di Michelino.
Struttura
La novella precede la Vita di Filippo Brunelleschi, testo anonimo attribuito a Manetti.
Note
La novella del Grasso legnaiuolo nella redazione Manetti è strettamente connessa a un altro testo anonimo, la Vita di Filippo Brunelleschi di cui «costituisce la premessa ideale e materiale» (Procaccioli 1990: XXIV).
La novella è trasmessa in tre redazioni quattrocentesche in prosa. In ordine cronologico: la redazione vulgata (cfr. Procaccioli 1990), verosimilmente composta nel terzo decennio del XV secolo, la redazione (conosciuta come) secondo il Pal. 200, da attribuire al 1446-1457 (cfr. Barbi 1927 e Petoletti 2020), e la redazione di Antonio Tuccio Manetti (De Robertis-Tanturli 1976) che si suppone trascritta tra il 1480-87.
Alle redazioni in prosa si aggiungono le versioni poetiche di Bernardo Giambullari e di Bartolomeo Davanzati (cfr. rispettivamente Marchetti 1955 e Procaccioli 1987).
Autore: Antonio di Tuccio Manetti
DBI: Tanturli G., "Manetti, Antonio", vol 68 (2007)
Periodo di composizione/ data di pubblicazione: 1480? - 1487?
Luogo di produzione: Firenze
Lingua: volgareTemi:
furto, beffa, conflitto verbale, arricchimento, arricchimento attivo, scambio di persona, dabbenaggine, astuzia, ingegno, amicizia, com(p)are, relazione genitori/figli
A cura di: Elena Niccolai